Mercoledì 10 marzo, la Classe T3A ha partecipato online allo spettacolo “L’Appello. A che cosa serve la scuola?”, tratto dall’ultimo romanzo di Alessandro D’Avenia.
Alessandro D'Avenia è un insegnante di lettere che da diversi anni si è fatto un nome come scrittore e, più recentemente si sta affermando anche come sceneggiatore. Il suo primo libro "Bianca come il latte, rossa come il sangue" è particolarmente popolare e amato tra i giovani.
Nello spettacolo teatrale "L'Appello", rappresentato al Teatro Colosseo di Torino, D’Avenia ragiona sull’idea di scuola, scuola come luogo di incontro, scambio e crescita personale e sulle relazioni tra docenti e studenti.
Il monito rivolto agli insegnanti è quello di cercare di essere dei buoni insegnanti. D’Avenia è consapevole del fatto che solo chi riesce a suscitare curiosità tra gli studenti ed è un buon esempio da seguire rimarrà indelebile nelle menti e nei cuori dei propri studenti.
Ma l’invito più forte viene rivolto ai giovani che ogni giorno dovrebbero chiedersi che cosa ne facciano dei doni della loro vita. Solo ponendosi delle domande sul senso della propria avventura terrena potranno infatti riscoprire il valore autentico della vita, capirne a fondo la bellezza e, quindi, lottare con la forza ribelle che caratterizza la loro giovane età per preservarlo.
L’idea di una ribellione in nome della bellezza della vita è suggestiva. D’Avenia la chiama “ribellezza”, neologismo che unisce “ribelle” e “bellezza”. Per mettere in pratica la “ribellezza” bisogna amare il momento, essere totalmente presenti all’appello delle cose e delle persone. Questo richiede attenzione e tempo. Fermarsi a guardare. Fermarsi a pensare. Fermarsi a curare. Fermarsi per scoprire almeno una cosa al giorno che non riuscivamo a vedere prima. Solo così sarà possibile vivere e diventare vivi. Cominciare la “ribellezza” significa iniziare a guardare il mondo con occhi diversi, critici, attenti ma anche pieni di meraviglia e vivacità, sguardi che cercano verità, bellezza, giustizia.
Lo spettacolo si svolge in una classe dove il professor Omero Romeo, a 45 anni torna a lavorare come docente. Non insegna più da qualche anno perché una malattia l’ha reso cieco e non sa se sia ancora capace d’insegnare. È il supplente di scienze in una quinta superiore che si prepara ad affrontare la maturità, una classe difficile in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. I giovani della classe sono in realtà un incubo per ogni insegnante. Ogni individuo ha la sua storia da raccontare: Ruggine, Cesare, Achille, Aurora, Virginia, Stella, Caterina sono adolescenti intrappolati nelle loro paure, ma pronti a cercare la felicità e la verità, anche se questo significherà togliersi la propria maschera e toglierla agli altri. L’impressione che danno questi giovani ragazzi sul palco è quella di essere dei meravigliosi fiori selvatici, ricoperti di spine, che si aprono con tutta la loro energia alla bellezza della vita.
La cecità obbliga il professore a cambiare il modo di porsi nei confronti degli alunni, a farsi prestare la vista da loro e a guardare grazie ai loro occhi, riesce a conoscere gli studenti attraverso l'udito, l'odore e il tatto. È determinato ad ascoltarli con tutti i mezzi a sua disposizione per capire veramente chi sono e per poterli accompagnare nel futuro.
Ci lasciamo trascinare dall’ottimismo e dall’idealismo di D’Avenia che alla fine dello spettacolo mette nelle bocche di questi giovani parole di speranza in un presente e un futuro che potrà essere diverso perché grazie a questo semplice professore hanno sentito di esistere, di potere avere un futuro, hanno risposto “PRESENTE” all’appello della vita e soprattutto hanno sentito di essere amati.
«Sprechiamo la maggior parte del nostro tempo e delle nostre energie a nasconderci, ma sotto sotto vogliamo venire alla luce.»
Il professore Romeo sogna una scuola dove la risposta “presente!” contiene il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita e auspicabilmente tutti dovremmo sognare una scuola simile.
Laura Serranò
Ecco alcune impressioni dei nostri studenti:
„Ich fand das Theater sehr berührend und fesselnd. Mir haben die Monologe sehr gut gefallen, da sie sehr gut zum Ausdruck brachten, wie sich die Jugendlichen fühlen, was sie durchgemacht haben. Ich hatte ein kleines Problem mit der Sprache, habe aber bis zum Schluss immer sehr gut verstanden, was passiert.“Theresa Mayr, Klasse T3A
“Mir hat das Theater gut gefallen. Die Geschichten der Jugendlichen waren sehr emotional. Ich fand es aber etwas Schade, dass es so viele Monologe gab.
Es war ein dauerndes aufeinanderfolgen von starken emotionalen Geschichten, und deswegen, da es so viele hintereinander waren, verloren sie auch ein wenig Wirkung. Trotzdem hat mir das Theater gut gefallen.” Matthias Michael Segna, Klasse T3A
A spettacolo terminato, Alessandro D’Avenia si è reso disponibile per rispondere alle domande di studenti e insegnanti.
Qualora foste curiosi di vedere lo spettacolo, potrete trovarlo sul canale YouTube Libri Mondadori al link: https://www.youtube.com/watch?v=W-SAeL9pxUk
Presto troverete il libro “L’appello” nella nostra biblioteca a scuola.